Per vari decenni, Henri-Charles Puech è andato pubblicando indagini preziose sulla Gnosi. Ed erano decenni di grandi sommovimenti in quegli studi, anche per le scoperte che venivano fatte: da quella dei documeni manichei del Fayyu'm nel 1930 a quella della vasta collezione di testi gnostici rinvenuti a Nag Hammadi nel 1946. Si può dire perciò che mai come in questi ultimi anni l'immagine della Gnosi si è trasformata e precisata. Di tutto questo, Puech è stato testimone e attore: e i suoi studi sulla Gnosi, qui raccolti, sono davvero la 'summa' di una ricerca rigorosa, almeno in tre sensi che raramente si incontrano congiunti: filologico, storico e metafisico (o 'fenomenologico', come qui lo definisce, con descrizione, Puech stesso). La Gnosi, in quanto dottrina di una salvezza attraverso la conoscenza, è un modo di orientarsi, religioso e speculativo, di cui non conosciamo l'origine e di cui non si è vista le fine. Ma possiamo ritrovarne le tracce ovunque riconosciamo "l'atteggiamento gnostico: un atteggiamento non semplicemente psicologico o puramente intellettuale, ma totale, 'esistenziale', che coinvolge la vita, il comportamento, il destino, l'essere stesso dell'uomo nella sua interezza". Se si vuole ricondure la Gnosi al suo più irriducibile elemento differenziante, si può dire questo: gnostico è colui che, per una qualche parte di se stesso, si riconosce 'straniero' al mondo. Ciò che della Gnosi si può studiare sono alcune isole, sparse nei secoli, dove la visione gnostica emerge: in particolare nei primi cinque secoli della nostra era, in Occidente, in Egitto, nel Medio Oriente, in contatto e ai margini del cristianesimo. E a tale periodo e area appartengono i documenti qui studiati da Puech. La sua preoccupazione era innanzitutto di fissare con acribia, punto per punto, certe peculiarità che distinguono l'una dall'altra queste isole. Nessuno come Pech è riuscito a spingersi tanto in là in due direzioni: da una parte nella precisazione del [...]
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