Durante la pandemia numerosi studiosi con competenze e orientamenti diversi si sono confrontati a distanza su come il suono possa essere inteso un bene comune, applicando anche all'universo sonoro quanto è da tempo acquisito in ambito giuridico e filosofico. In questa prospettiva i "patrimoni sonori" sono stati considerati come produzioni di gruppi e comunità che tramandano eventi sociali e processi cerimoniali a forte connotazione acustica, ponendosi in ascolto dell'ambiente in cui vivono e facendo propri i modi del "discorso pubblico" con cui gli stessi protagonisti parlano di sé e delle proprie costruzioni. Dal volume è emersa anche una preziosa sollecitazione a considerare l'orecchio come un formidabile mezzo di lettura del mondo, oltre che come strumento indispensabile per la costruzione della propria identità.
Anonimo -