Dopo il teatro simbolistico di Strindberg, rappresentato dal "Teatro da camera" e "Verso Damasco", s'inizia con questo volume la pubblicazione del suo "Teatro naturalistico", verso cui si è accesa in questi ultimi anni una particolare curiosità. "Il padre" e "Creditori" sono due testi fra i più importanti, e relativamente meno noti, di Strindberg. Appartengono entrambi agli anni 1886-1888, straordinariamente creativi per lui, gli stessi in cui fu scritta la celebre "Signorina Julie" e "Predatori". E' questo il periodo del massimo avvicinamento di Strindberg al teatro naturalistico: ma, anche questa volta, si tratta di una categoria letteraria che verrà in certo modo stravolta dall'autore, per farne qualcosa di inconfondibilmente suo. "Il padre", che Nietzsche lesse "con profonda commozione e con eccezionale sorpresa", è un dramma che Strindberg dichiara di aver scritto "con l'accetta e non con la penna", quandro di orrori domestici sconvolgente per intensità e chiaroveggenza; e qui, forse, Strindberg è riuscito a creare il più terribile fra i suoi personaggi femminili: una moglie borghese che, dietro le tranquille apparenze, è una vera 'artista del crimine' e con poche, sottili perfidie riuscirà a far passare per pazzo il marito. "Creditori" è un 'dramma a tre' fra due uomini e una donna: chiusi in una casa, smuovono i reciproci debiti e crediti psichici, svelando a poco a poco una storia di reciproci cannibalismi, a tratti - come tanto spesso nel miglior Strindberg - furiosamente comica e macraba, una di quelle storie in cui Strindberg è ineguagliabile maestro.
Anonimo -