Negli scambi epistolari con l'editore, ha scritto a un certo punto Melega, a proposito di Delitti d'amore: "... il non-eroe piccolo borghese del primo volume, arriva a vivere la grandezza e lo stordimento dell'amore romantico, ma crolla davanti alla seconda componente della simbiosi eroica, amore e morte: la "morte" che è generata dal disamore. "Il dramma del protagonista è il suo non essere cosciente della propria pochezza d'animo. Così il "disamore" genera delitti. "Non sono omicidi dostoevskiani, ma anche senza coltello sono delitti altrettanto ferali, sanguinosi, spietati. Fino all'ultimo delitto, il delitto contro se stessi. In epigrafe al volume ci sono due battute di dialogo tra Gigino e Olivino, i due personaggi immaginari in cui ama sdoppiarsi e riconoscersi il protagonista. Spiegano qual è la forma che il suicidio prende in un non-eroe piccolo borghese.
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