Sul finire degli anni Settanta del Novecento Vanessa Maher, giovane antropologa inglese, aveva conseguito il dottorato a Cambridge e aveva già al suo attivo esperienze di lavori sul campo in Africa, ebbe una intuizione che la indusse a scavare nel mondo delle sartine torinesi: era la sensazione che il sistema di cui facevano parte, con i suoi conflitti e le sue contaminazioni di classe, potesse essere riconducibile a un modello.
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