Ci sono attimi che agli occhi estremamente sensibili del poeta paiono composti d'infinito, sfumature di realtà di cui nessuno s'accorge, piccole porzioni di vita quotidiana che diventano materia poetica eterna: il volo di un gabbiano, uno sguardo, il profumo del pane, l'odore della pelle della donna amata, una farfalla che si posa su un pianoforte: Cerco di cogliere la nota lieve/ch'una farfalla ha staccato/posandosi improvvisa/sulla tastiera d'un pianoforte. Come se l'udito fine lo portasse a percepire suoni che solitamente non vengono raccolti. La silloge di Pino Chisari possiede questa sensibilità, è una raccolta di silenzi e sguardi attenti, di ricordi e consapevolezze, di malinconie, intime gioie e riflessioni profonde. E una poesia elegante quella di Chisari, che raccoglie in eredità le sonorità e il linguaggio della tradizione poetica italiana di ampio respiro: da Montale a Quasimodo, a Saba, alla ricercata scelta delle parole delle poesie di Luzi. Non sono versi tormentati, convulsi, espressione di sentimenti estremi, piuttosto somigliano alla risacca del mare.
Anonimo -