Beh, quanti di voi avessero avuto l'occasione (e, spero, anche il piacere) di leggere «Dell'amore della musica», sapranno senz'altro che non sono affatto un tipo incline alla nostalgia, tanto è il mio sguardo diretto in avanti alla scoperta futuro.
Alle volte, però, nell'assaggiare un vinello dimenticato in cantina, capita di scoprire che anziché farsi aceto si è sorprendentemente tramutato in marsala.
Così, «The bug» non m'è sembrata la foto scolorita dei-bei-tempi-che-furono, ma l'ologramma tridimensionale di una scena molto attuale.
Certo, non riempiamo più di bauli di musicassette il bagagliaio o lo spazio sotto il sedile, non siamo più abituati a digerire un intero LP pur di ascoltare la sola canzone che ci entusiasma, né sappiamo più stimare la giusta combinazione di «FFWD», «REWIND» e «PLAY» pur di evitarlo.
Ma checché se ne dica, anche per la generazione di «CONTROL», «ALT» e «CANC», così come per ogni altra generazione o latitudine, la transizione verso l'età adulta continuerà ad avvenire come è sempre avvenuta, cioè attraverso un rito di iniziazione che è tanto più doloroso quanto più forte è la spinta centrifuga esercitata dal proprio ego.
Questo è ciò che accade al protagonista di questa storia che, proprio nella sua versione embrionale, rappresenta se stesso nello stadio di crisalide, ispirandosi alla meravigliosa «The bug» dei Dire Straits.
Anonimo -