Arrembaggi di pirati, furor di sciacalli, rovello di borsaiuoli infuriati all'usura, di bottegai, di preti, di fornitori, di biscazzieri ansanti il dividendo la decima i subiti guadagni, le guerre d'oggi, del domani, le guerre d'ogni nazione e d'ogni stirpe, d'ogni terra e d'ogni continente.
I dividendi, le usure, le decime si tagliano soltanto sul groppone di Giobbe, che egli sia bianco o nero o giallo, che egli sia nato sotto la croce, la mezzaluna, il tricolore, che egli sia tenuto alla lassa del padrone da Cecco Beppe o da Guglielmone, da Gennariello da Wilson o da Poincaré.
E porre a Giobbe l'alternativa di essere pro o contro la guerra parrebbe ozioso senza i sofismi che scendono dai pergami e dalle tribune più diverse, maramaldi o ingenui, a truffarne la buona fede, a scuoterne l'inerzia fatta di diffidenza assai più che d'ignavia, a sconvolgerne gli animi semplici ed i giudizi sinceri.
Quanti i sofismi! Quanti, a scusare le dedizioni fragili, a nascondere le defezioni sfacciate!
Anonimo -