Sono gli anni del secondo conflitto mondiale; Katherine Lind è una ragazza straniera che ha trovato lavoro nella biblioteca di una piccola città della provincia inglese, diretta dall'insopportabile signor Anstey. Un giorno riceve una lettera: è di Robin Fennel, il suo vecchio amico di penna, una delle poche persone che conosce nel paese. Il pensiero di Katherine corre subito alla leggendaria estate dei suoi sedici anni, passata nella casa dei Fennel, e all'attrazione nata tra lei e Robin. Non si sono mai più sentiti da allora, ma lui - che è sotto le armi - le annuncia una visita. Cosa può essere rimasto in un gelido inverno di guerra di quel lontano, innocente amore adolescenziale? Il secondo romanzo di Philip Larkin è un intenso racconto che parla di guerra e di pace, di esilio e di vacanza, di inverni e di estati; è il «racconto di un poeta» - ha scritto Joyce Carol Oates - «che sa evocare, con poche nude immagini, un senso di spreco, disillusione e vuoto profondo degno del più desolato Beckett», una storia «di grande sensibilità, meditativa, commovente, di proporzioni volutamente modeste che ricorda l'opera di Virginia Woolf».
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