In una stanza del così detto palazzo Cardinal, a noi già noto, accanto a un tavolino intarsiato su gli angoli dargento dorato ed ingombro di fogli e libri, sedeva un uomo, posatasi su le due mani la testa. E dietro ad esso era un largo caminetto, ben acceso e rosso, dove i tizzi infiammati si consumavano sopra alari indorati. La luce di quel fuoco rischiarava a tergo il magnifico vestimento di quel cogitabondo, a cui dava lume davanti un candelabro carico di ceri. Al mirar labito superbo, i merletti sfarzosi, la fronte scolorita incurvata a tanta meditazione, e la solitudine del gabinetto; alludire il silenzio che regnava nelle anticamere, ed i passi misurati delle guardie sul pianerottolo, avresti creduto esser lombra di Richelieu tuttora nella sua camera. Ahimè! di fatti, era lombra, e non altro, del granduomo. La Francia indebolita, lautorità del re disconosciuta, i grandi infiacchitisi di bel nuovo e turbolenti, il nemico ritornato in qua dalle frontiere, tutto attestava non esser più colà Richelieu. Ma ciò che meglio di tutto questo dava prova come non si trattasse più del vecchio ministro, egli era quello isolamento, il quale sembrava, siccome dicemmo, più proprio di una larva che di un vivo, e le gallerie vuote di cortigiani, ed i cortili pieni di guardie; e il sentimento di scherno che ascendeva dalla contrada e penetrava tra i vetri della camera sconquassata mediante il soffio di unintera città postasi in lega contro al ministro; ed infine, lo strepito confuso ed incessantemente rinnovato di spari, fatti per buona sorte senza scopo nè resultato, ma solamente per far vedere alle guardie, agli svizzeri, ai moschettieri ed ai soldati che attorniavano il Palazzo Reale (conciossiachè il palazzo pure avea mutato nome) come il popolo possedesse delle armi.
Anonimo -