Il 18 dicembre 2020 Dick Marty riceve una telefonata dal comandante della Polizia cantonale: la sua vita è in pericolo, deve essere immediatamente messo sotto scorta con la sua famiglia. Marty reagisce con una sola parola: «Balcani?». Così, quello che per il magistrato e politico doveva essere il primo Natale da pensionato diventa l'inizio di un isolamento scandito da incognite, frustrazione e dall'attesa delle rade informazioni sull'inchiesta in corso. In quei mesi di stasi forzata, a Marty non resta che osservare quel che accade nel mondo, traendo da notizie come l'assalto a Capitol Hill, la guerra in Ucraina e il crollo di Credit Suisse gli spunti per una riflessione sulla crisi dello Stato di diritto, sulle fragilità della democrazia e sulla questione della neutralità svizzera. In queste pagine, redatte pochi mesi prima della scomparsa per malattia, il magistrato intreccia le sue considerazioni alla serrata ricostruzione dei fatti che l'hanno reso il bersaglio di un nemico senza nome: le indagini, svolte per conto dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa tra il 2009 e il 2010, su un presunto traffico d'organi in Kosovo. Si sofferma poi sulle tappe dell'inchiesta avviata contro i suoi persecutori, che con il passare dei mesi gli appare sempre più come una «inchiesta negata». Scritto con l'urgenza di chi si sente incalzato da forze più grandi di lui e con la franchezza di chi mette la libertà d'espressione al di sopra di tutto, «Verità irriverenti» ci consegna le parole di un uomo che non ha mai smesso di cercare equità e giustizia.
Anonimo -