Il titolo della raccolta "Viaggi prestati alla scrittura" identifica i racconti. Non sono cronache, ma rivisitazioni immaginarie di momenti ed episodi che da quei viaggi hanno tratto ispirazione. Sono tanti e in luoghi diversi, scritti con tecniche non uniformi, dall'extradiegesi all'intradiegesi, in prima o in terza persona. Eppure, un filo conduttore esiste. Non tanto nei contenuti delle storie o nella loro spazio-temporalità, quanto in quella che potremmo definire metastoria. Tale filo è costituito dal fraintendimento, quello di cui ogni protagonista è vittima, cosciente o meno che sia.
Anonimo -