Questo libro racconta la storia de "L'Unità", dai giorni della Liberazione a oggi. E' una traccia seguita sul filo della memoria, raccolta dalle voci di uomini e donne che nel giornale lavorano, o hanno lavorato, sin da quando, dopo il 25 aprile del '45, si stampano le edizioni di Roma, Milano, Genova, Torino. E redattori giovanissimi - ex partigiani, intellettuali, qualche operaio - sognano di fare il "Corriere della Sera del proletariato". Nelle interviste i direttori parlano di sé, del rapporto tra "l'Unità" e il partito, del loro modo di intendere l'informazione: Pietro Ingrao, messo da Togliatti a capo del giornale del "partito nuovo" già nel 1947; Aldo Tortorella e Alfredo Reichlin, a Milano e a Roma dopo l'"indimenticabile '56" e fino al nascente Centrosinistra. All'"Unità" torneranno, divenuti dirigenti nazionali del Pci, negli anni Settanta. Maurizio Ferrara, dopo il "regno" di Mario Alicata, pilota il giornale comunista nella tempesta del '68. E ancora Claudio Petruccioli, Emanuele Macaluso, Gerardo Chiaromonte: incidenti giornalistici (come il falso scoop sul "caso Cirillo"), difficoltà finanziarie e tensioni con un Pci in declino, accompagnano il tentativo di rilanciare un ruolo autonomo del quotidiano lungo gli ostili anni Ottanta. Massimo D'Alema, Renzo Foa, Walter Weltroni sono protagonisti della fase lacerante durante la "svolta" da cui nasce il Pds. L'"organo" del Pci diventa il "giornale fondato da Antonio Gramsci", e si considera battistrada del rinnovamento, tra polemiche sempre più aspre con il suo editore-partito. In redazione cresce la passione per l'autonomia. Ma per andare dove? Anche per "l'Unità" è aperto l'interrogativo sul ruolo dell'informazione dopo la cosiddetta "rivoluzione italiana" e la crisi della "Prima Repubblica".
Anonimo -