Il pratyahara, quinto degli otto a?ga degli Yogasutra di Patanjali, è il ritiro cosciente dei sensi dai rispettivi oggetti, da cui deriva la suprema padronanza sugli stessi. Snodo fondamentale ma spesso trascurato della Sadhana Yoga, esso possiede intrinsecamente una duplice valenza: quella di completamento e coronamento di tutto il percorso evolutivo e trasmutatorio di yama-niyama-asana-pra?ayama (yoga esterno, bahir yoga) e quella di accesso ai livelli superiori dello yoga: dharana-dhyana-samadhi (yoga interiore, antar yoga). Il libro è largamente basato sull'insegnamento dei grandi Maestri della tradizione dello yoga, sullo studio dei testi e sulla personale esperienza nel corso degli anni. Gli Yogasutra di Patanjali trattano il pratyahara in modo ermetico, senza fornire particolari sull'operatività ad esso associata (la pratica era demandata esclusivamente all'insegnamento diretto del Guru, conformemente alla trasmissione diretta bocca-orecchio dell'iniziazione allo yoga). Per tale motivo, nella sezione dedicata all'operatività, il testo include alcune pratiche che sono state sviluppate successivamente e sono utilizzabili come strumenti per il pratyahara, frutto anche di una lunga sperimentazione: yoga-nidra, antar mouna, marmasthana, tra?aka.
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