Zitti e buoni. Vi racconto una storia

Quando si legge un romanzo, si ci mette comodi su un divano, su una sedia o sdraiati a letto prima di addormentarsi. O ancora mentre si è in metrò, in aereo o sul treno. In tutti i casi si rimane soli con se stessi e con il libri in mano, sentendo solo il fruscio dello sfogliare delle pagine. Viceversa un racconto, per lo più quando è breve, lo si può condividere in gruppo, in famiglia o con gli amici. Tutto ciò mi rievoca nella mente quando, nei secoli passati, non esisteva la playstation o la televisione. Le sere, soprattutto d'inverno, e in particolare dopo cena, si trascorrevano magari davanti a una brace e spesso i più anziani o chi era più propenso alla lettura, leggeva o raccontava storie. Storie brevi, quel tanto che bastava per trascorrere qualche ora in compagnia prima di andare a letto. Chi ascoltava si lasciava cullare dal narratore che, spesso con enfasi e magari con innate doti teatrali, ne esaltava i racconti. Quello che ho cercato di realizzare, con un pizzico di doti teatrali e condendoli di emozioni, raccontando queste storie ai miei figli: Dario e Agnese.

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