Il volume raccoglie gli atti del Colloquio internazionale tenutosi alla Scuola Normale nel novembre 2003. La storiografia ha in genere guardato alle espressioni artistiche di Bisanzio e dell'Oriente cristiano come a fenomeni dominati dall'anonimato e da una quasi deliberata rinuncia alla creatività individuale, in marcata opposizione alla centralità dell'artista nella cultura occidentale del tardo Medioevo e del Rinascimento. A tale pregiudizio si oppongono le numerose testimonianze che descrivono l'alta reputazione di cui, per tutta l'età medievale, godettero i pittori, i mosaicisti, i miniatori, gli orafi e gli architetti bizantini in Europa e nel bacino del Mediterraneo, dalla Germania alla Spagna califfale e dalla Sicilia normanna ai paesi dei Levante. Questo volume, che raccoglie gli atti di un colloquio internazionale tenuto presso la Scuola Normale, propone una riflessione originale su questi temi, gettando nuova luce sul ruolo e la funzione sociale degli artisti bizantini, russi, armeni e cristiano-orientali, sulle loro pratiche di mestiere e il rapporto con i committenti, sulla loro controversa relazione col potere politico e religioso e la definizione stessa del loro fare artistico.
Anonimo -