Una croce uncinata, nera, conficcata nel cuore dell'Europa. L'intero continente caduto sotto il tallone del "caporale austriaco", acclamato Fuhrer dall'Atlantico al Mediterraneo. Il dilagare inarrestabile delle divisioni tedesche, uomini in divisa del colore dei lupi, sulle immense pianure dell'Est. E il 1942. Sotto il cielo dell'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche è arrivata la morte. Guerra totale, di sterminio, di macchine e fuoco. Le sorti del conflitto sembrano segnate, ogni speranza degli uomini e donne liberi perduta. Ma dalle rovine delle case bombardate di una città si alza un grido di resistenza: «Non un passo indietro!» Alfio Caruso, con la maestria del narratore storico, racconta la strenua e disperata difesa di Stalingrado, e di quelle ultime, insanguinate, centinaia di metri che dall'estate del 1942 separarono gli eserciti di Hitler dalla sponda occidentale del Volga, ultima trincea prima della vittoria finale. Una battaglia combattuta casa per casa, fabbrica per fabbrica, strada per strada, tra atti di eroismo e immense sofferenze, dove a scontrarsi non furono solo due eserciti, ma due idee di società. Qui, nella città di Stalin resa inferno di uomini e d'acciaio, da cui ripartì la controffensiva dell'Armata Rossa, si scrissero con il sangue i destini della Seconda guerra mondiale e dei popoli d'Europa.
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