In una notte quieta e pacifica un giovane in pigiama si trova sul ponte della sua nave. Il mare è in bonaccia, il cielo è nero, coperto di stelle; e il capitano, preso da un improvviso desiderio di restare solo, impartisce un ordine che è contrario a tutte le tradizioni marinare: manda i suoi uomini a dormire, dicendo che starà lui al timone. Nella solitudine e nella quiete appare il naufrago, l'altro, il secondo personaggio della storia, e sul rapporto, indecifrabile e inquietante, tra il capitano e il clandestino che questi accoglie a bordo, si svolge il filo del racconto. L'incontro, e questo lo decidono subito insieme, dovrà restare segreto: nessuno sulla nave dovrà sospettare la presenza di quell'intruso che tanto incuriosisce e attira il nostro capitano. Il quale consegna al naufrago un pigiama identico a quello che indossa lui e lo accompagna verso la cabina. Il misterioso rapporto gemellare tra i due uomini non si incrina nemmeno quando il clandestino confessa di avere commesso un omicidio: il capitano continua anzi a proteggere l'ospite, contro ogni regola. Eppure l'istinto lo spinge, con grande forza, ad agire come sta agendo. Che questo sia un segno di puro egoismo, perché sta proteggendo una parte segreta e profonda di sé? O significa che sceglie di affidarsi al giudizio più privato e insondabile dell'indulgenza, dell'amicizia, della solidarietà? Che cosa ci vuol dire Conrad con questo limpido libro pieno di profondità indecifrabili? L'incantesimo del libro è proprio questo: l'infinita possibilità di leggerne la storia come un simbolo, ma anche la certezza che Conrad scrisse trasportato dal bisogno di raccontare, dal piacere di inseguire le ragioni misteriose e profonde della sua stessa scrittura. Edizione con testo a fronte.
Anonimo -