Questo libro intende chiarire in quali contesti, con quali protagonisti e con quali occasionali incontri, la musica, uscita negletta da una storia culturale nazionale tutta incentrata sulla letteratura, sia riuscita a trovare considerazione e attenzione, rapporti fecondi e confronti problematici. Vorremmo mostrare come, nel momento del crollo di una riconoscibile funzione sociale - che è priva, ora, di committenti identificabili e di univoche predilezioni di pubblico -, i musicisti abbiano trovato cittadinanza, per quanto provvisoria e parziale, nella cultura italiana. E come questo sia avvenuto quando alcuni musicisti hanno saputo cogliere, sulla base della loro formazione, le occasioni dei luoghi, degli incontri, delle letture e delle amicizie. Per la comprensione delle reali motivazioni dell'operare artistico ci siamo fatti guidare da una profonda diffidenza nei confronti di un uso acritico dei manifesti, dei proclami, delle 'battaglie culturali'. D'altro lato, abbiamo evitato il discorso puro e semplice sulle opere, le quali ci hanno qui interessato solo per il loro radicamento in un contesto di idee. Abbiamo quindi collocato l'incontro tra musica e cultura nella mentalità di chi ha operato. In questo tipo d'indagine abbiamo sospeso ogni giudizio di valore: quante vaste culture hanno generato opere da tutti rifuggite! quante piccole culture hanno creato grandi miti, universalmente ammirati. Per ora saremmo già lieti di aver dato un contributo per capire un poco di più, dove e come, il musicista italiano abbia trovato le occasioni storiche per essere se stesso e per operare artisticamente. Si può rimandare ad altra e successiva pubblicazione in questa serie l'indagine sulla quantità e sulla qualità dei risultati.
Anonimo -