Ispirata al precetto barocco della dissimulazione, la disinvoltura sorniona dello stile manzoniano dice "in poche parole molte cose": spetta al critico cogliere la complessità sotto la naturalezza, toccando i moventi profondi e gli umori del romanzo. Con la "Dissimulazione romanzesca", ora riproposta in una nuova edizione accresciuta, Raimondi corona una lunga fedeltà a Manzoni. Cardine del libro è un'interpretazione che colloca i "Promessi Sposi" nella linea del romanzo polifonico moderno, tra Cervantes, Sterne e Scoli. Raimondi arricchisce ora il volume di tre nuovi capitoli dedicati rispettivamente al rapporto fra Manzoni e Fauriel, all'interpretazione data da John Henry Newman dei "Promessi Sposi" e al problema del tragico nella storia, così come viene trattato nel capolavoro manzoniano e nella "Storia della colonna infame".
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