La cultura delle grandi imprese sta occupando il nostro tempo. E da questa constatazione che procede il saggio del noto economista Luigino Bruni. Le categorie, il linguaggio, i valori e le virtù delle multinazionali stanno creando e offrendo una grammatica universale che descrive tutte le storie individuali e collettive 'vincenti'. Così, nel giro di pochi decenni la grande impresa da luogo principale dello sfruttamento e dell'alienazione è divenuta icona dell'eccellenza e della fioritura umana. In un tempo come il nostro, dove regnano sempre più incontrastate le passioni dell'individuo, la cultura prodotta dalle imprese globali è lo strumento perfetto per incarnare spirito dell'epoca. Niente, infatti, come l'azienda capitalistica è capace oggi di esaltare i valori dell'individuo. Ecco allora che le parole del 'business' e le sue virtù stanno diventando le buone parole e le virtù dell'intera vita sociale: nella politica, nella sanità, nella scuola. Merito, efficienza, competizione, leadership, innovazione, sono ormai le uniche parole buone nella nostra società. In mancanza di altri luoghi forti capaci di produrre altra cultura e altri valori, le virtù delle imprese si presentano come le sole da riconoscere e coltivare fin da bambini. Ma le imprese non possono né devono generare tutti i valori sociali o l'intero bene comune. Ieri, oggi, sempre, ci sono virtù essenziali alla buona formazione del carattere delle persone, che vengono prima delle virtù economiche e di quelle dell'impresa.
Anonimo -