PIL, inflazione, spread, pubblica amministrazione, cuneo fiscale, evasione ed elusione. Ovunque ci troviamo - al bar, sui mezzi pubblici, sui social -, ovunque si svolga un dibattito politico - sui giornali, in televisione - è impossibile non sentire qualcuno esprimere il proprio parere o dare la propria ricetta su questi fenomeni ed entità. Quasi sempre si tratta di interpretazioni dettate da sensazioni, opinioni e ideologie, di rado sono supportate da evidenze oggettive. E, quando i numeri vengono citati, sono spesso parziali e incompleti, piegati ad arte, ignorando o fingendo di ignorare che tanti aspetti sono tra loro collegati. Se, per esempio, è vero che la disoccupazione in Italia ha raggiunto i minimi storici, non viene quasi mai menzionato il fatto che il tasso di occupazione resta comunque inferiore di quasi dieci punti rispetto alla media dell'eurozona. O che siamo l'unico Paese europeo in cui, dal 1990 in poi, i salari reali sono diminuiti. O, ancora, che la disoccupazione giovanile è una delle più alte, per non parlare di quella femminile, e che questo si ripercuote sul sistema previdenziale e pensionistico. Per parlare di economia, "materia a volte scientifica, a volte filosofica, talvolta mistica", sarebbe bene muovere da un'accurata lettura dei dati. Ed è quello che fa in queste pagine Massimo Taddei, che, partendo dal concetto di stagnazione e ricorrendo a oltre 50 grafici spiegati con grande chiarezza, esplora dettagliatamente alcune delle cause che ci hanno portato a non crescere più. I conti non tornano è un libro di divulgazione accessibile e immediato, rivolto a chiunque sia curioso di capire il Paese in cui viviamo e le prospettive che ci attendono, perché "se non ti occupi dell'economia sarà lei a occuparsi di te".
Anonimo -