Questo breve saggio di Hosea Jaffe affronta il tema dell'importanza della duplice piattaforma petrolio-automobile per il cosiddetto sviluppo dell'economia internazionale e le conseguenze che questo binomio ha nella vita di tutti noi, sia a livello quotidiano sia su scala mondiale: secondo l'autore l'accoppiata petrolio-auto è causa di molti conflitti del passato, del presente e lo sarà anche per il futuro. Jaffe mette in evidenza le ricadute negative di questa industria sia come costo in vite umane, sia come danno per l'ambiente, sia come fattore di sviluppo imperialistico. Per favorire lo sviluppo dell'industria auto-petrolio, inoltre, non si è dato corso allo sviluppo delle ferrovie e del trasporto pubblico. La mobilità è un diritto, anzi una forma di libertà e democrazia, ma può essere ottenuta a condizione che non generi congestione, che non sia pagata con la perdita di salute per avvelenamento dell'aria, che non comporti sprechi di energia, che il mezzo di trasporto, alla fine della sua vita utile, non sia un insopportabile e ingombrante rifiuto, che non sia la più clamorosa ragione di guerre. Per soddisfare queste condizioni, l'automobile strettamente privata e 'status symbol' dei Paesi sviluppati appare sempre più una merce sbagliata. Il saggio di Jaffe è preceduto da una introduzione di Giorgio Nebbia e seguito da due scritti di Aurelio Peccei del 1971 e di Lewis Mumford del 1966, senza dubbio profetici.
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