Questo libro si propone di sviluppare un'etica delle relazioni di intimità e del contatto umano, esaminando non la natura teorica del ragionamento morale ma gli atteggiamenti assunti nei confronti di altri esseri umani, e della propria condizione umana. Prendendo le mosse da Wittgenstein e concentrandosi su due individui esposti l'uno all'altro, indotti a confrontarsi con la necessità di riconoscere (o eludere) ciò che l'incontro esprime circa l'altro, il presente lavoro delinea una teoria delle diverse forme di riconoscimento come mezzi per scambiare 'beni di identità', ossia risorse simboliche che contribuiscono alla costituzione della nostra identità. Analizzando con grande originalità non solo Wittgenstein ma anche situazioni che riflettono l'esercizio delle nostre capacità morali, come quelle del teatro o del campo di concentramento, Sparti mostra cosa succede quando cadiamo vittime dell'impulso all'elusione, quando - poniamo - si nega la possibilità di cogliere la tristezza in un volto (che così non viene accolta). In questi casi 'abbandoniamo' la nostra umanità, la dimensione espressiva della forma di vita a cui siamo stati iniziati. Ed è proprio perché si danno situazioni in cui lasciamo dietro di noi la nostra umanità, che la nostra responsabilità verso gli altri viene legata al nostro essere sensibili e 'responsivi' verso di loro, cioè alla nostra capacità di rispondere alla presenza altrui come presenza umana.
Anonimo -