La novità di questo saggio consiste nella introduzione del tema delle passioni a smentire la presunta autonomia e razionalità dell'individuo moderno, avvalorata dalla tradizione liberale. A fronte dell'individualismo progressivamente ridotto, secondo il paradigma dell'homo economicus, all'astratta figura dell'uomo che calcola utilitaristicamente sulla base degli interessi, emerge già a partire da Montaigne l'immagine di un Io debole e carente, conscio delle proprie inedite possibilità ma anche della propria vulnerabilità e imperfezione. Si delinea insomma un'antropologia del vuoto e della mancanza che, anche se negata, resta a fondamento dello stesso individualismo moderno, aggressivo e conflittuale, messo in crisi nella seconda modernità dall'atomismo e dalla massificazione, dalla solitudine e dal conformismo, dalla dipendenza e dall'assoggettamento. Il ruolo delle passioni si ritrova allora nella teoria e nella pratica del dono che consiste essenzialmente nella riabilitazione del legame sociale e che consente di concepire una nuova figura dell'individualismo: quella dell'homo reciprocus, dell'individuo comunitario.
Anonimo -