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5 libri di Leonardo Sciascia da (ri)leggere

di Antonella Sbriccoli

Più di 30 anni fa moriva Leonardo Sciascia, che resta ancora oggi una delle personalità più incisive e significative del Novecento culturale italiano.
Scrittore, saggista, politico, giornalista, Sciascia è una figura da cui non si può prescindere, un intellettuale "a tutto tondo", capace, come è stato, di prevedere la storia d'Italia, di viverla in prima persona e di raccontarla nei suoi libri. Oggi le sue opere sono sempre più destinate ai banchi di scuola, dove il gusto delle parole viene condito con quella dose di dovere che limita il piacere della lettura. Eppure le sue pagine hanno ancora molto da dire. Parlano della vita e della morte, della giustizia, della politica e del diritto. E lo fanno con la grazia di chi sa raccontare argomenti densi e complicati in modo semplice e affascinante, condendo la realtà con un po' di mistero e di immaginazione. Partiamo proprio dal giallo più celebre di Sciascia per ripercorrere la sua scrittura, attraverso 5 libri che, secondo noi di Mondadori Store, vale la pena di (ri)leggere.  
 

Il giorno della civetta (1961)  

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10,00 € 8,00 €
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Il romanzo più famoso di Sciascia, nonché la prima rappresentazione romanzesca della mafia, capace di diradare la nebbia dell'omertà e di illustrare il passaggio di Cosa Nostra dal mondo contadino a quello degli appalti, delle commesse e di altre realtà «cittadine», non più regionali ma nazionali e internazionali.

La morte dell'inquisitore (1964)  

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12,00 € 9,60 €
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Un libro non finito, in cui Sciascia ha disegnato la figura di un suo antenato ideale, l'eretico Diego La Matina ("personaggio che non doveva più lasciarmi"). Il tema dell'Inquisizione, infine, rimane (e rimarrà sempre) quanto mai delicato, perché - come scrisse Sciascia stesso con memorabile efficacia - "appena si dà di tocco all'Inquisizione, molti galantuomini si sentono chiamare per nome, cognome e numero di tessera del partito cui sono iscritti". Parole che ci fanno intendere, come meglio non si potrebbe, l'attualità immediata che questo libro ha per noi e confermano un'altra annotazione di Sciascia: "Mi sono interessato all'Inquisizione poiché questa è lungi dal non esistere più nel mondo".

A ciascuno il suo (1966)  

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10,00 € 8,00 €
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Sobrio, amaro, sottilmente sarcastico, e insieme netto e preciso nei contorni, racconta la storia di un farmacista che "viveva tranquillo, non aveva mai avuto questioni, non faceva politica", e un giorno riceve una lettera anonima che lo minaccia di morte. Da questo punto in avanti tutta la realtà comincia a traballare, e il sospetto, l'insinuazione e il sangue dominano la realtà del paese, nell'entroterra siciliano. Tutta l'arte di Sciascia sta nell'aggrovigliare e dipanare, volta a volta, questa matassa. Nulla sfugge al groviglio, e alla fine vi rimarrà soffocata proprio la figura dell'investigatore disinteressato, dell'osservatore lucido, il quale, quanto più indagava, tanto più "nell'equivoco, nell'ambiguità, moralmente e sensualmente si sentiva coinvolto".

La scomparsa di Majorana (1975)  

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11,00 € 8,80 €
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Un libro intensissimo, in cui Sciascia affronta il rapporto tra scienza e potere. Racconta la storia del trentunenne fisico siciliano Ettore Majorana, che Fermi non esiterà a definire un genio, della statura di Galileo e di Newton.
Dal 26 marzo 1938 se ne perdono le tracce, fra la partenza e l'arrivo in un viaggio per mare da Palermo a Napoli. Suicidio, come gli inquirenti dell'epoca vogliono credere e lasciar credere, o volontaria fuga dal mondo e dai terribili destini che una tale mente può aver letto nel futuro - e nel futuro vicino - della scienza? Su questo interrogativo Sciascia costruisce uno dei suoi libri più belli, di un'intensità di analisi e quasi di immedesimazione nelle motivazioni non dette, nella logica e nell'etica segreta del personaggio, che sfiora l'incandescenza della verità.

Il cavaliere e la morte (1988)  

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10,00 € 8,00 €
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Mentre l'azione si dipana, mutandosi in un potente apologo, il Vice - il commissario di polizia protagonista di questo romanzo - tiene sempre nella mente l'incisione di Dürer intitolata "Il cavaliere, la morte e il diavolo", che lo ha accompagnato sulle pareti di tante stanze, nelle sue peregrinazioni da un ufficio all'altro, come se in quell'immagine si celasse il segreto di ciò che avviene intorno a lui. Solo che il mondo, ormai, sembra poter fare a meno del Diavolo. Forse perché «il Diavolo era talmente stanco da lasciar tutto agli uomini, che sapevano fare meglio di lui».

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