Leonardo Sciascia i migliori libri da (ri)leggere in occasione del centenario dalla nascita del grande autore
100 anni fa, l'8 gennaio del 1921, nasceva Leonardo Sciascia, che resta ancora oggi una delle personalità più incisive e significative del Novecento culturale italiano.
Scrittore, saggista, politico, giornalista, Sciascia è una figura da cui non si può prescindere, un intellettuale "a tutto tondo", capace, come è stato, di prevedere la storia d'Italia, di viverla in prima persona e di raccontarla nei suoi libri.
Oggi le sue opere sono sempre più destinate ai banchi di scuola, dove il gusto delle parole viene condito con quella dose di dovere che limita il piacere della lettura. Eppure le sue pagine hanno ancora molto da dire. Parlano della vita e della morte, della giustizia, della politica e del diritto. E lo fanno con la grazia di chi sa raccontare argomenti densi e complicati in modo semplice e affascinante, condendo la realtà con un po' di mistero e di immaginazione.
Partiamo proprio dal giallo più celebre di Sciascia per ripercorrere la sua scrittura, attraverso alcuni libri che, secondo noi di Mondadori Store, vale la pena di (ri)leggere.
Il giorno della civetta (1961)
Il romanzo più famoso di Sciascia, nonché la prima rappresentazione romanzesca della mafia, capace di diradare la nebbia dell'omertà e di illustrare il passaggio di Cosa Nostra dal mondo contadino a quello degli appalti, delle commesse e di altre realtà «cittadine», non più regionali ma nazionali e internazionali.
La morte dell'inquisitore (1964)
Un libro non finito, in cui Sciascia ha disegnato la figura di un suo antenato ideale, l'eretico Diego La Matina ("personaggio che non doveva più lasciarmi"). Il tema dell'Inquisizione, infine, rimane (e rimarrà sempre) quanto mai delicato, perché - come scrisse Sciascia stesso con memorabile efficacia - "appena si dà di tocco all'Inquisizione, molti galantuomini si sentono chiamare per nome, cognome e numero di tessera del partito cui sono iscritti". Parole che ci fanno intendere, come meglio non si potrebbe, l'attualità immediata che questo libro ha per noi e confermano un'altra annotazione di Sciascia: "Mi sono interessato all'Inquisizione poiché questa è lungi dal non esistere più nel mondo".
A ciascuno il suo (1966)
Sobrio, amaro, sottilmente sarcastico, e insieme netto e preciso nei contorni, racconta la storia di un farmacista che "viveva tranquillo, non aveva mai avuto questioni, non faceva politica", e un giorno riceve una lettera anonima che lo minaccia di morte. Da questo punto in avanti tutta la realtà comincia a traballare, e il sospetto, l'insinuazione e il sangue dominano la realtà del paese, nell'entroterra siciliano. Tutta l'arte di Sciascia sta nell'aggrovigliare e dipanare, volta a volta, questa matassa. Nulla sfugge al groviglio, e alla fine vi rimarrà soffocata proprio la figura dell'investigatore disinteressato, dell'osservatore lucido, il quale, quanto più indagava, tanto più "nell'equivoco, nell'ambiguità, moralmente e sensualmente si sentiva coinvolto".
La scomparsa di Majorana (1975)
Un libro intensissimo, in cui Sciascia affronta il rapporto tra scienza e potere. Racconta la storia del trentunenne fisico siciliano Ettore Majorana, che Fermi non esiterà a definire un genio, della statura di Galileo e di Newton. Dal 26 marzo 1938 se ne perdono le tracce, fra la partenza e l'arrivo in un viaggio per mare da Palermo a Napoli. Suicidio, come gli inquirenti dell'epoca vogliono credere e lasciar credere, o volontaria fuga dal mondo e dai terribili destini che una tale mente può aver letto nel futuro - e nel futuro vicino - della scienza? Su questo interrogativo Sciascia costruisce uno dei suoi libri più belli, di un'intensità di analisi e quasi di immedesimazione nelle motivazioni non dette, nella logica e nell'etica segreta del personaggio, che sfiora l'incandescenza della verità.
Il cavaliere e la morte (1988)
Mentre l'azione si dipana, mutandosi in un potente apologo, il Vice - il commissario di polizia protagonista di questo romanzo - tiene sempre nella mente l'incisione di Dürer intitolata "Il cavaliere, la morte e il diavolo", che lo ha accompagnato sulle pareti di tante stanze, nelle sue peregrinazioni da un ufficio all'altro, come se in quell'immagine si celasse il segreto di ciò che avviene intorno a lui. Solo che il mondo, ormai, sembra poter fare a meno del Diavolo. Forse perché «il Diavolo era talmente stanco da lasciar tutto agli uomini, che sapevano fare meglio di lui».
I primi racconti e le poesie di Leonardo Sciascia
Nato l'8 gennaio 1921 in provincia di Agrigento, Leonardo Sciascia si diploma alle magistrali e inizia a lavorare presso il Consorzio Agrario di Racalmuto, dove inizia a familiarizzare con il mondo dei contadini e dei lavoratori. Dopo i primi saggi e le poesie - che gli garantiscono anche il prestigioso Premio Pirandello nel 1953 - si dedica a tempo pieno alla scrittura e all'insegnamento, iniziando la stesura dei primi racconti di narrativa. Esempi sono Gli zii di Sicilia e L'antimonio.
Il primo romanzo completo è Il giorno della civetta, considerato un capolavoro che inaugura la stagione del nuovo giallo contemporaneo. Seguono Il consiglio d'Egitto e A ciascuno il suo.
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I romanzi della maturità
Ritiratosi al pensionamento, Leonardo Sciascia ritorna al genere poliziesco con Il contesto e si interessa all'attualità con L'affaire Moro e I pugnalatori, che denunciano alcune controversie negli episodi di cronaca nera.
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Leonardo Sciascia, il politico
Dopo una breve esperienza da consigliere comunale indipendente a Palermo, Leonardo Sciascia viene eletto parlamentare europeo e successivamente deputato con il Partito Radicale. Nelle sedi istituzionali, si occupa del Caso Aldo Moro, del terrorismo brigatista e della lotta alla mafia, temi che aveva già ampiamente trattato durante il suo lavoro letterario. I suoi atti parlamentari e le denunce sono ampiamente narrative in diversi saggi.
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Le ultime opere di Sciascia
In seguito all'esperienza parlamentare, Leonardo Sciascia compie diversi viaggi in Francia, dove studia e lavora. Ammalatosi, si trasferisce a Milano per le cure, dove a fatica continua a scrivere. Tra le sue ultime opere, sono memorabili La strega e il capitano e Una storia semplice.
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