Osho riprende le riflessioni di Guru Nanak, uno dei mistici più intensi e rivoluzionari dell'India, completando il discorso iniziato con "Al di là della paura, oltre il rancore". Nanak evidenzia alcuni dei fattori primari che, consciamente o inconsciamente, ci spingono a vivere rannicchiati in un piccolo senso dell'io che poco considera e rispetta l'insieme del nostro esistere: invidia, rancore, egoismo, timore di perdere quanto si possiede sono fattori che condizionano la nostra vita, i rapporti e soprattutto compromettono l'esistenza stessa del pianeta. In quest'ottica, l'opera è di sublime attualità... E Osho utilizza abilmente la visione e il messaggio di Nanak per tessere di fronte al lettore una visione liquida che apre a ciò che è l'esistenza, nel momento in cui la si comprende come "vivente": una vibrazione inebriante, colta dai mistici - e da chiunque include l'introspezione e la meditazione nel proprio esistere - come armonia, pienezza, estasi, beatitudine. Insomma, quasi un destino differente - di certo un mondo diverso - nascosto dietro allo specchio deformante odierno che porta a vedere la realtà e noi stessi come un perenne conflitto, una lotta per sopravvivere, una battaglia apparentemente persa in partenza.
Osho è nato a Kuchwada l'11 dicembre 1931 ed è stato uno dei più grandi maestri spirituali orientali. Il suo nome di nascita è Chandra Mohan Jain che modificò ufficialmente in Osho Rajneesh il 7 gennaio 1989. Conosciuto come “solo” Osho, ebbe una carriera accademica in ambito filosofico notevole finché non decise di abbandonarla per dedicarsi totalmente al mondo spirituale, divenendo uno dei più grandi maestri.
Alla base del suo pensiero vi sono l'amore e la libertà che confluiscono e
Anonimo -