Come era fatta la mente di Leonardo da Vinci? Si trattava davvero di quello 'scherzo della natura' insondabile, esoterico e isolato fenomeno che una qualche misteriosa combinazione genetica ha prodotto dando vita a un genio unico dalle infinite e incommensurabili capacità intellettive di cui si è pure alimentato il suo mito? Questa mostra si propone, secondo i più recenti indirizzi scientifici, di sottrarre Leonardo dal mito e di collocarlo, pur nella sua straordinaria specificità, nel suo tempo. Si può forse dire allora che caratteristica della mente di Leonardo fosse quella di comporre ciò che la vicenda culturale aveva artificiosamente separato, di ricondurre a sintesi unitaria i diversi saperi, le diverse visioni del mondo che il suo tempo andava elaborando. Per usare una categoria di Gregory Bateson, autore di "Mente e natura", la mente di Leonardo era una metastruttura capace di stabilire collegamenti creativi tra il mondo dei viventi (dove lo studio delle "differenze è in grado di individuare le cause prime della infinita molteplicità") e quello dei non viventi (dove le cause degli eventi sono le forze e gli urti, cioè l'azione consapevole dell'uomo). Da questa ricomposizione e unità nasce la scienza moderna, ma soprattutto in ciò consiste il genio del Rinascimento di cui Leonardo - insieme a Michelangelo - fu il campione. Andrea Vesalio nel 1543, nel suo "De humani corporis fabbrica libri septem", deplorava il divorzio che nel passato aveva separato l'esecutore materiale della pratica anatomica e la dottrina puramente mentale del maestro, fra chi "seziona il corpo" e chi "appollaiato su un alto pulpito come una cornacchia... ne descrive le parti".
Anonimo -