Chi era davvero Leonardo da Vinci? L'immagine ricorrente è quella consumistica, assimilabile per molti versi alle icone pop art di Andy Warhol, alle forme stereotipate di Monna Lisa, a quelle altrettanto sfruttate dell'uomo vitruviano; anche gli appellativi sono una sorta di coazione a ripetere: creativo per antonomasia, artista ineguagliabile, scienziato precorritore dei secoli, sintesi del Rinascimento, ecc. A dispetto di quanti ne fanno un inventore compulsivo, stregonesco, continuamente impegnato a tramandarci enigmi misteriosi, complicatissimi doppi sensi, segreti codici ineffabili e altro materiale esoterico oggi variamente sfruttato dall'industria letteraria e cinematografica, il figlio illegittimo e autodidatta del notaio Piero da Vinci incarna anzitutto il prototipo di scienziato portato a indagare la natura, adoperando il sapere pratico di chi confida nella ragione e nell'esperienza. Questa biografia romanzata, sempre rispettosa e attenta alla moderna ricerca storiografica, ha l'ambizione di restituire tutta la sua umanità a un artista e studioso dotato di curiosità e immaginazione senza pari, ma al quale spesso si affibbia non senza superficialità e retorica la qualifica di "genio", quasi assimilandolo a un supereroe dotato di poteri interdetti all'uomo comune. Leonardo, insofferente alla grammatica e alquanto mediocre nel far di conto, ne riderebbe per primo. Fuori dall'ordinario, è semmai la propensione al fantastico, la capacità di far previsioni e anticipare i tempi che ancora oggi, in epoca di memorie virtuali e di supercomputer da milioni di miliardi di calcoli al secondo, ci lascia ammirati, sbalorditi, commossi.
Anonimo -