Romanzo in forma di dialogo, "Il nipote di Rameau" ("Le nevue de Rameau", 1821), fu apprezzato e tradotto da Goethe (1805). Un giorno dopo cena il narratore (Io) incontra al 'Café de la Régence' il nipote del celebre musicista Rameau (Lui), uomo estroso anticonformista, "strano miscuglio di altezza e di bassezza". Rameau racconta la propria vita, evoca lo zio, geniale musicista ma avaro e pessimo padre e marito. È lo spunto per infierire contro i cosiddetti "uomini di genio". Rameau si vanta dell'abilità nello scroccare pranzi e regali ai ricchi grazie al talento di divertente intrattenitore. Si parla dell'educazione dei figli, delle teorie musicali, e di quelle che Rameau definisce gli "idiotismi morali". Rameau, più sicuro di sé, afferma la supremazia del proprio immoralismo contro il tradizionalismo del narratore. Il narratore sostiene che la felicità consiste nel soccorrere gli infelici, Rameau oppone la realtà, che mostra una infinità di persone oneste infelici e molti felici disonesti. Afferma che bisogna raggiungere anzi "il sublime nel male". La conversazione termina con l'ultima sfida di Rameau: "riderà bene chi riderà ultimo".
"Jacques il fatalista e il suo padrone" ("Jacques le fataliste et son maître") fu pubblicato a puntate nella "Correspondance littéraire" di Grimm, nel 1773-1775. Protagonista è Jacques, che viaggia a cavallo con il suo padrone attraverso la Francia, conversando con lui. Si sono incontrati per caso e vanno alla ventura. Jacques racconta al suo padrone la storia della sua vita e i suoi amori. Il racconto è continuamente interrotto da contrattempi, interventi del padrone e digressioni dello stesso Jacques sulla libertà, il destino, la provvidenza, tutte tendenti a dimostrare che ciò che accade all'uomo sulla terra "sta scritto lassù". Il cavallo del padrone viene rubato, ne comprano un altro da un viaggiatore di passaggio e l'animale li porta dritti verso delle forche (vuote). Si scopre che il cavallo era quello del boia di una città vicina. Una delle più lunghe digressioni è il racconto dell'ostessa di una locanda, sulla perfida Madame de Pommeraye che, per vendicarsi del marchese des Arcis che non l'ama più, gli fa sposare una cortigiana. Alla fine del viaggio il padrone uccide in duello un rivale in amore, e Jacques viene arrestato al suo posto. Liberato, ritrova il padrone e la ragazza che ama, Denise. La sposa e insieme si sforzeranno "di creare dei discepoli a Zenone e a Spinoza".
Note di Lanfranco Binni.
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