"I viaggi sono come dei sogni. Lo sono già quando avvengono nel loro colore attuale, nel seguirsi inatteso delle vicende: lo sono molto di più nella memoria, che oscura, cancella e perde i nessi pratici, la continuità delle ore, e ricolloca gli incontri e le esperienze in un tempo diverso e istantaneo, dove figure lontane si legano in un racconto fantastico". Carlo Levi è scrittore di un solo libro complessivo di cui il viaggio è l'unità strutturale. E' un viaggiatore che osserva fuori per guardarsi dentro e il suo bisogno di conoscenza trova nello stesso tempo soddisfazione e origine nella situazione del viaggio. Il viaggio provoca una frattura di tempo e di luogo; secondo Levi è "una fuga, una inconsapevole ricerca, uno scampo, un abbandono". Viaggio, dunque, come fuga/ricerca che consente l'analisi e la scoperta dell'io; viaggio come possibilità di abitare il mondo e, nello stesso tempo, di abitare l'altrove. Strumento privilegiato di questa avventura è la parola: il viaggiatore è perciò nello stesso tempo narratore. Levi quindi viaggia da scrittore, fa coincidere esperienza e racconto. La sua stessa scrittura si dà come continua 'transizione', le sue opere hanno un andamento itinerale, il viaggio si compie anche tra testi. Nei suoi 'reportages' dall'India, dalla Cina, dalla Russia, dall'America, dal Cile, insomma, Levi racconta se stesso.
Anonimo -