Più volte, negli anni Settanta e Ottanta, la Ortese ha denunciato la "cultura d'arroganza" dell'uomo, i suoi delitti "contro la Terra", la sua attitudine di torturatore "di ogni anima della Vita". Quel che ignoravamo è che quegli interventi, che additavano nella mercificazione e nel massacro degli animali, nella natura offesa e ferita il nostro maggior peccato, non erano volenterose prese di posizione, ma la punta emergente di un iceberg costituito da decine di scritti inediti nei quali la Ortese ha depositato, con toccante tenacia, la visione che la abitava. Scritti che nel loro insieme delineano un vero e proprio trattato sull'unica religione cui la Ortese sia stata davvero fedele: la fraternità con la natura.
Anonimo -