Si ripromette - questa Introduzione critica allo studio dell'ordinamento della Chiesa - di cogliere i caratteri di fondo che all'Autore (attento, da lunghi anni, a temi canonistici) appaiono tali da segnare - in via indelebile - la "identità ideale del sistema": così da definirne i compiti essenziali (indeclinabili) e da condizionarne i moti evolutivi. Si tratta - in chiave canonistica - di riconoscere al vertice del tutto il ruolo-principe (determinante in assoluto) dell'ordine divino, assunto nella vincolatività totalizzante che gli è propria nella valenza imperativa che lo fa capace di coprire l'umana esperienza tutta quanta, e di coinvolgere l'uomo (ciascun uomo) nella interezza del suo essere e del suo agire. È soggezione perentoria - questa - a cui (pur tramontato l'assetto teopolitico della ecumene cristiana storica) l'ordinamento della Chiesa non può - per sua natura - non restar legata. È "presupposto dogmatico" a cui essa - la Chiesa - non può non seguitare a conformare, scrupolosamente, i modi della sua presenza (della sua testimonianza) in mezzo agli uomini: rifuggendo da accomodamenti praticistici, dettati da questa o quella contingente utilità. E l'Autore a tale fattiva militanza (purché appunto fedele agli alti princìpi che la ispirano) riconosce - proprio in nome della "idea di laicità" - un ruolo non secondario nel quadro del confronto dialettico tenace (vivificante se leale) a cui si affida il divenire della stessa comunità civile.
Anonimo -