La questione dellenergia nucleare, che ricorre periodicamente nel dibattito pubblico, è tornata in questi anni al centro dellattenzione della storiografia internazionale, tanto da far parlare di un `rinascimento degli studi sul nucleare. Il cambiamento climatico e la transizione verso energie a bassa emissione di carbonio, la fine della guerra fredda e la ridefinizione degli scenari geopolitici, i piani di decommissioning dei vecchi impianti in Occidente e la costruzione di nuove centrali nei paesi emergenti hanno infatti suscitato nuovi interrogativi sulla dimensione sociale e ambientale del nucleare, sulla sua natura di veicolo di significati culturali e mediatici sulla modernità, sui rapporti giuridici e politici tra normativa europea, governance nazionale e poteri locali nella gestione di una `industria a rischio. Questo libro ripercorre la storia del programma nucleare italiano dalle origini alla metà degli anni Sessanta, quando, dopo essere stata allavanguardia nel settore, lItalia abbandonò sostanzialmente i grandi progetti di costruzione di centrali nucleari, che furono poi fermati alla fine degli anni Ottanta apparentemente sullonda emotiva suscitata dal disastro di Chernobyl. Il volume è costituito da un saggio storico e da una lunga intervista a Felice Ippolito, che di quel programma nucleare fu animatore e figura simbolo e protagonista del cosiddetto `caso Ippolito. A più di venti anni dalla prima pubblicazione, il volume mantiene intatta la sua originalità interpretativa, discussa e attualizzata nella nuova Prefazione dellautrice, che colloca quegli eventi nel quadro dellattuale dibattito storiografico internazionale sul nucleare e sulle politiche energetiche dellUnione europea, e in quello del `declino economico italiano, che in molte di quelle scelte negli anni del miracolo economico affonda le sue radici.
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