Perché continuiamo a parlare di squadre "ladre", "protette", "fortunate", "pazze", "sventurate", attribuendo a queste compagini caratteristiche e poteri immutabili nel tempo? Perché crediamo esista un'essenza che permea le Nazionali o le società calcistiche, qualcosa di immutabile ai cambiamenti politici, sociali, economici? Perché ostinarsi a usare un termine - DNA - non rendendosi conto che le squadra, come le comunità, sono soggette a trasformazioni, adattamenti e cambiamenti? Un libro che riflette sui tabù e sulle leggende metropolitane applicate al calcio , visti con leggerezza e tono (anche) ironico.
Anonimo -