"Abbiamo ipotizzato un museo diverso, luogo della fantasia e dell'immaginazione, in un'ipotetica città d'Europa che da qui vuole ripartire per il riordino urbanistico del suo centro utilizzando la vecchia stazione ferroviaria ormai dismessa." In questo libro Philippe Daverio ci accompagna alla scoperta dell'età moderna, ovvero del Secolo Lungo che parte dalla Rivoluzione francese e finisce nella catastrofe della Prima guerra mondiale. Questo volume affronta i temi più importanti della modernità attraverso oltre seicento opere d'arte raccolte tematicamente per vettori storici: quello politico, da Delacroix e Géròme al Quarto stato di Pellizza da Volpedo; quello della macchina e del lavoro, da Turner a Courbet e a Boccioni; quello della fuga dalla realtà nella dolce vita della Belle Epoque, nell'esotismo e nel sogno - da Tissot a Manet, da Dante Gabriel Rossetti a Fortuny, Gauguin e Van Gogh -, fino al Simbolismo e all'Art Nouveau. Fra i padiglioni e le sale del museo sono previste anche soste in locali e ristoranti a tema, dove si immagina di sorseggiare un caffè o gustare un pranzo circondati dalle opere dei Macchiaioli al Caffè Michelangelo, e degli Impressionisti alla Closerie des Lilas. Un gioco serio, che scardina il nostro abituale punto di vista e ci fa ritrovare il gusto di guardare la pittura e leggere il nostro passato guidati dalla penna più impertinente d'Italia.
La nostra recensione
L’ha già ampiamente dimostrato nella sua ‘mitica’ trasmissione televisiva, Passepartout: Philippe Daverio sa giocare con grande serietà, sa essere istrionico con estrema competenza e sa istruire spostando di volta in volta il focus di osservazione per farci provare il gusto di guardare con occhi diversi i capolavori del passato. Il suo museo è una peculiare raccolta di idee e immagini allestita in un’immaginaria stazione da recuperare a spazio espositivo con ambienti tematici che raccolgono le opere. Già, le opere, i capolavori della modernità, prodotti in quel ‘secolo lungo’ che va da Goethe a Picasso - o dal vapore all’automobile - quando prende il via il ‘secolo breve’, il nostro Novecento che, secondo l’acuta analisi di Hobsbawn, termina con i crolli del 1989. Un secolo che dura quasi centocinquant’anni, nei quali si condensa il concetto di arte moderna e, non meno importante, prende il via quello sviluppo tecnologico che ha preparato l’esplosione del Novecento. Il museo di Daverio ha tutte le caratteristiche logistiche di un museo tradizionale, ma è ‘diverso’ perché sfrutta spazi immaginari e sceglie il confronto fantasioso anziché la descrizione pedante. Eppure è tutto reale, a partire dal piacere della contemplazione fino alla sfida della conoscenza. Il museo immaginato è infatti il più didattico e il meno caotico che si possa ‘immaginare’: è vitale e innovativo, un po’ azzardato ma divertente. Daverio lo racconta per temi storici: la politica e la libertà, il sentimento e l’amore, il lavoro e le macchine, la Belle Epoque (quindi le mode e la mondanità), la fuga dalla realtà; chiude la visita il rinnovamento dell’Art Nouveau. In ogni pagina ci accolgono curiosità, spunti, informazioni, accostamenti arditi, rarità poco note, bizzarrie e provocazioni che alzano il piacere del guardare e del leggere. Ecco servito un inedito Grand Tour nella storia dell’arte, guidati dall’ironia, dall’estro e dall’impertinenza di uno tra i più apprezzati e originali critici italiani. Antonio Strepparola
Philippe Daverio è nato il 17 ottobre 1949aMulhouse, in Alsazia. Dal 1961 al 1967 ha frequentato il Liceo scientifico francese ed è arrivato in Italia per gli studi universitari frequentando il corso di laurea in Economia e Commercio presso l'Università Bocconi di Milano, dove hanno avuto inizio le sue molteplici attività legate all'arte. Tra gli aneddoti sulla sua eccentrica vita c'è proprio quella legata alla laurea: infatti non prese mai la qualifica di dottore
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