La vita di Antonio Ceseri ha una svolta il 23 aprile 1945 quando sopravvive alla fucilazione da parte dei nazisti sotto i corpi dei suoi compagni di prigionia. Non solo di quel giorno, però, è fatta la sua storia. Prima c'era un ragazzo di diciannove anni, spedito al fronte per ripicca e finito a fare la fame per venti mesi in un campo di lavoro in Germania con altri 130 soldati italiani. Dopo, al ritorno in patria, la beffa che gli impose lo Stato italiano: terminare la leva su un dragamine. Su quella nave in mezzo al Tirreno - costretto a immergersi nel buio, lui, sopravvissuto per ore in una cava, senza respiro sotto il peso dei cadaveri dei compagni - Antonio prende la decisione di sigillare nel silenzio i ricordi insostenibili della prigionia e di quel massacro a Treuenbrietzen. Un proposito mantenuto per oltre cinquant'anni. Ma un uomo è anche la propria memoria, e viene il giorno in cui condividerla diventa necessario e urgente.
Anonimo -