Pasternak non amava conservare manoscritti. Ancora meno poteva immaginare che lettere così personali sarebbero state un giorno pubblicate. Per anni il figlio Evgenij le ha custodite nell'archivio di casa come un tesoro prezioso, destinato al pubblico dei lettori solo quando tutto (scritti minori, biografia, corrispondenza con amici e conoscenti) sarebbe diventato noto. Il nucleo centrale dello scambio epistolare tra Boris Pasternak e Evgenij Lur'e, raccolto nel presente volume, coincide con i dieci anni del matrimonio con la giovane pittrice, conosciuta nell'estate del 1921, poco prima che i genitori del poeta lasciassero la Russia. L'intimità dei riferimenti personali si somma alle allusioni alle lotte nel campo politico-letterario degli anni venti che culmineranno con il suicidio di Majakovskij. Nella Russia che si trasforma in Urss, le ristrettezze materiali che si intrecciano e si sommano alle limitazioni della libertà artistica mettono a dura prova il matrimonio fino a spezzarlo nell'estate del 1930, quando Boris ritrova l'incarnazione dell'amore (ancora una volta insieme alla vena poetica perduta) in Zinaida Nejgauz, moglie dell'amico musicista Genrich. Le pagine più drammatiche, raccolte nell'ultimo capitolo, consumano la rottura. Mai più Pasternak scriverà lettere come queste: per intensità di sentimenti e spessore umano esse sono paragonabili solo al carteggio di Marina Cvetaeva e Rilke, il cui scorrere parallelo si avverte sullo sfondo.
Anonimo -