Il saggio si colloca al punto d'intreccio delle due centrali coordinate ungarettiane del «sentimento» del «classico» e del «girovago», rievocando il viaggio temporale (esistenziale e culturale) del poeta e la sua esplorazione dei luoghi e delle realtà di alcune aree geografiche (Elea, Palinuro, Paestum), sulla cui descrizione germoglia la flessuosa divagazione intellettuale e fantastica dell'io narrante. Ed è grazie al viaggio reale del 1932 a sud della Campania, nei luoghi del mito virgiliano, che Ungaretti immaginerà quella terra promessa a lungo vagheggiata, cogliendovi gli spunti per il proseguimento della sua attività creativa, in particolare per il Recitativo di Palinuro - oggetto qui di una articolata quanto accurata analisi -, modulato sullo spartito virgiliano. Così, nell'intreccio e sulla scorta di alcuni lacerti delle prose di viaggio, si affida il messaggio ad una bottiglia, che, per mezzo del prodigio della scrittura, per dir così, "itinerante", sarà destinata ad affrontare un viaggio infinito che attraversa lo spazio della parola nel tempo incessantemente presente della storia.
Anonimo -