Come nasce un libro; come si forgia un linguaggio che sembra così personale da non essere comunicativo ma che si rivela un mezzo di coinvolgimento irresistibile; come persuadere il lettore a guardare il mondo con gli occhi di un personaggio. Questa inchiesta in forma di dialogo su un caso letterario di portata non ordinaria, il "caso Camilleri", è cominciata qualche tempo fa: "Con Andrea Camilleri, non ci conoscevamo - ricorda Marcello Sorgi. - Un giorno di due anni fa per lavoro combinammo di incontrarci. Roma, il cinema, la politica, giornali e televisione, la Sicilia, il teatrino delle nostre famiglie d'origine, e quindi le sue storie, i suoi personaggi, la sua scrittura: in una afosa serata di luglio, parlammo fino a tardi di tutte queste cose. Fu proprio naturale, l'indomani, scoprire il piacere di continuare la conversazione". Ne nacque l'intervista, che parte da una domanda alla quale in realtà non c'è risposta diretta: il segreto di un successo. Invece si articola e si dirama, "come certe forme di galassie, di nebulose che sono allungate", nell'universo creativo di Camilleri, senza trascurare aneddoti e ricordi personali. E nella leggerezza del conversare tra due uomini di spirito e divaganti (e nella nostalgia, a tratti, dello scambio tra attese e risultati della vita), la comunicazione letteraria si svela per ciò che veramente è: un gioco a due tra l'autore e il lettore. Di cui l'autore conosce solo la sua parte e le sue regole. Il resto, essendo solo la sensazione ambigua di "essere guardato negli occhi dal lettore".
Anonimo -