Ogni grande processo storico è formato, nella sua complessità, da diversi e molteplici eventi. Alcuni tra questi vengono poi dimenticati, messi in ombra o nascosti, non perché ritenuti marginali, ma piuttosto perché poco piacevoli da ricordare, troppo imbarazzanti o scomodi, in contrasto con un quadro generale celebrativo ormai fissato e considerato ufficiale. Tale è il caso della distruzione e profanazione, durante la Rivoluzione Francese, delle sepolture reali della basilica di Saint-Denis, atto di disprezzo nei confronti della monarchia e della sua consacrazione da parte dell'autorità spirituale. Insensato e sconcertante nella sua empietà, non venne compiuto da una massa inferocita, ma da operai regolarmente stipendiati dalla Repubblica, in varie giornate di lavoro scrupolosamente e burocraticamente registrate. Una violenza non per questo meno cieca che non risparmiò né i monumenti né le tombe o le stesse spoglie degli antichi monarchi, travolgendo tutto in un'ondata di vandalismo iconoclasta. Un vero e proprio esempio di quella "metafisica dell'odio rivoluzionario" che taluni intellettuali metteranno in seguito in evidenza, e che sembrò travolgere nonché guidare gli eventi e gli uomini in quel drammatico periodo. Max Billard ci illustra tutta la vicenda dalla sua prospettiva di uomo di fine Ottocento che, ormai distaccato dalle lotte e dalle passioni rivoluzionarie, osserva il passato con l'occhio dello scienziato positivista ormai conquistato dalle certezze della scienza, ma non per questo immune a tutte le suggestioni più decadenti che l'argomento facilmente fornisce. Una visione quantomeno affascinante, una testimonianza sicuramente meritevole di essere riscoperta.
Anonimo -