L'amicizia tra Giusi e Bernat è salda come un voto che resiste alla loro totale differenza di carattere: lui esuberante, caotico, lei riservata e introspettiva. Ma quando una donna accusa Bernat di violenza sessuale sembra impossibile, per Giusi, continuare a credere in quel legame. In una più probabile versione degli eventi, Bernat verrebbe denunciato alle autorità, ci sarebbero delle indagini, un processo, forse una pena da scontare. In questa storia, invece, la donna che lo accusa sceglie una via alternativa, in linea con la convinzione che ognuno possegga in potenza le capacità di riparare i danni inferti, di trasformarsi: è l'inizio di un percorso difficile, che coinvolgerà non solo lei e Bernat, ma il loro amici, i loro compagni di militanza, l'intera comunità di cui fanno parte, proiettandoli in uno spazio privo di certezze, dal quale è possibile contemplare le possibilità impreviste. In queste pagine Giusi Palomba rilegge quell'esperienza senza arretrare davanti ai dubbi e allo spaesamento, alle domande, anzi articolandole per noi in riflessioni limpidissime. La trasformazione possibile ci propone una testimonianza potente e un punto di vista inedito sul tema molto discusso della violenza di genere. Spingendoci a riscrivere le nostre definizioni di vittima e colpevole, a ragionare sulla cultura del castigo, sull'ambiguità del giudizio e del concetto stesso di verità, Palomba ci invita a guardare molto oltre i nostri orizzonti, verso un'idea di giustizia che somiglia a un processo di guarigione collettiva: se l'esercizio della violenza non è mai una questione privata tra chi la compie e chi la subisce, se esiste una responsabilità estesa e condivisa, allora il processo di guarigione e il bene che ne deriva sarà altrettanto condiviso, altrettanto nostro.
Anonimo -