«Larchetipo dellandrogino si aggira per le terre. Gli uomini, toccati dalla sua ombra, si addolciscono e allentano la presa sui loro rudi e contratti ruoli e convincimenti maschili. Le donne si risvegliano a nuovi spazi, nitidi e glaciali, a piani di precisa coordinazione in cui cominciano a tracciare con calma il proprio cammino». Così, riguardo allavvento di un Sapiens sia maschile che femminile, scriveva Elémire Zolla nel lontano 1981, in anticipo come sempre sui tempi. Tempi che oggi, a ventanni dalla morte (2002), invitano a riscoprire, accanto alla monografia sullandrogino originariamente in inglese, una selezione di scritti ritrovati composti tra la metà e la fine del Novecento. Una quarantina di saggi che fanno scorgere lo spessore di una scrittura polifonica, cangiante per lestesa varietà dei temi trattati: storia europea, diritto, etica ed estetica, costume, pensiero e mito, musicologia, narrativa giapponese, pittura, alchimia, umanesimo laico e religioso; e tempestiva nel presentare, spesso per la prima volta in Italia, autori divenuti poi di culto, quali Tolkien, Florenskij, Heschel, Schneider, Izutsu, protagonisti di una ripida vicenda intellettuale che non tramonta. Dalle conversazioni con Vittorio Messori, Giampiero Comolli, Doriano Fasoli e Maurizio Nocera, tra i tanti che hanno interrogato Zolla negli anni, si traggono spunti dal vivo per cogliere la peculiarità di un destino itinerante di cui sincominciano a riconoscere in modo meno miope e distratto la coerenza, il rigore, lappassionata attenzione al diverso che si aggira tra noi e ci fa crescere.
Anonimo -