Nella schietta dizione di Maria Gabriella Canfarelli si scorgono i barlumi di un senso segreto, di un'altra vita, di un'altra navigazione d'anima, ricca - nella sua corporalità - di un mistero che fluttua in "equoreo seno", per dirla con Leopardi. Versi che incidono un percorso di quotidianità assalita, lancinata, periclitante, cui fanno almeno a tratti da riparo "due dita di fede". La storia allusiva - nobilmente lirica - di un venir meno, di un levare, di una dimagrita dimensione di vita, cui versi nitidamente casti e confessionali danno voce dolce e dolente.
Anonimo -