Porta il nome di una locomotiva a vapore dalle linee aggraziate in funzione nei primi anni del secolo scorso, e in sé coltiva un'aspirazione, frenata però da un carattere votato al sacrificio che le sottrae ogni illusione e ruba la vita a questa donna che lotta per tenere il dolore lontano dalla sua famiglia. Una saga famigliare in cui le vicende personali si intrecciano alle pagine più crudeli e amare dell'Italia del Novecento, ma restituiscono a Signorina lampi di desiderio, attenuati solo dal peso di una responsabilità cui obbedire senza soccombere. Una bella storia, candidata al Premio Campiello 2013.
Due storie di famiglie parallele, ma destinate a incontrarsi. Quella del Maestro, giovane anarchico che arriva da Sapri, alla fine dell'Ottocento, per insegnare in un paesino della Toscana, dove si stabilirà avendo dalla vedova Bartoli numerosi figli dai nomi emblematici: Ideale, Libertà e Cafiero. E quella di Rosa e Ulisse Bertorelli, commerciante di maiali, da cui nasceranno Annina e Achille. L'amore tra Annina e Cafiero è solo un momento dell'intreccio di vicende pubbliche e private, realistiche e fantastiche, che l'autore costruisce in questo romanzo, epopea di drammi e di ideali, di personaggi all'altezza dei grandi sommovimenti della storia.
Uno dei primi libri di Riccarelli, che gli valse il premio Selezione Campiello 1998 e, nella traduzione francese, con il Prix Wizo 2001. Riccarelli ricostruisce la storia di Bruno Schulz, pittore e scrittore ebreo polacco ucciso nel 1942 dalla pallottola di un ufficiale nazista. Seguendo le tracce della sua biografia e del suo unico romanzo, ma soprattutto lasciandosi ispirare dai vuoti di quel libro e di quella vicenda, l'autore dipinge in questa sua opera (pubblicata per la prima volta nel 1998) il ritratto di "un uomo che forse si chiamava Schulz".
"Un atto d'amore verso mio padre e un atto d'amore verso la letteratura, che quell'uomo mi ha insegnato a amare, grazie alle sue storie, al suo amore per il raccontare, al suo essere sempre pronto a mettersi in gioco e a salpare sul mare della vita, con tutti i rischi che questo comporta". Così l'autore definì questo libro, che rimane una tappa fondamentale della sua produzione. E' la storia di suo padre e della sua famiglia. Per Riccarelli raccontarla diventa come sempre l'occasione per evocare le generazioni passate: una nonna, giovanissima spigolatrice, un nonno capomastro posato e riflessivo, un bisnonno marinaio dai lineamenti scavati dal sole e dall'acqua salmastra, uno zio spregiudicato e opportunista e un altro poetico, inconcludente inventore...
Una storia che racconta in una luce inattesa la guerra e la Liberazione, vista come la speranza in una nuova convivenza civile e insieme il sogno di sfuggire alla costrizione della follia. Lo sguardo di Riccarelli illumina il mondo della malattia mentale con una delicatezza che rende tanto più cruda la brutalità della Storia. Con la sua scrittura piena di suggestioni, quasi sinuosa per la capacità di avvolgere e trascinare il lettore, l'autore dà corpo a un originale romanzo di formazione, toccando temi classici- la paternità e l'amore, il senso di inferiorità e l'affermazione di sé - con una grazia rara, e ci conduce ancora una volta in un mondo nel quale non è possibile tracciare confini netti tra fiabesco e reale, tra ragione e fantasia, tra incanto e sofferenza.